#Tacchi Rossi

PRESENTAZIONE

L’idea del progetto #TacchiRossi nasce all’interno di percorsi di ricerca scientifica e di formazione accademica che nell’ultimo decennio hanno affrontato i temi della costruzione sociale del genere e delle relazioni asimmetriche tra i generi in diverse sfere sociali. Negli anni, infatti, con il sostegno di esperte/i e di associazioni di donne, sono state realizzate azioni (1), molto seguite da studentesse e studenti, di informazione e di sensibilizzazione sui temi della violenza di genere e sui modelli di intervento adottati nei confronti di persone violate e soggetti violanti e loro contesti primari.

La collocazione di #TacchiRossi all’interno della filiera politico sociale (Serss – Maps) e della più ampia filiera delle professioni educative del Dipartimento di Scienze della Formazione rappresenta essa stessa un elemento di grandissimo rilievo, in grado, da solo, di sollecitare un ampio e robusto sostegno. Le azioni programmate, infatti, troveranno, quali principali interlocutrici, le giovani donne in formazione (oltre il 98% dei circa 5mila iscritti che attraversano spazi accademici, saperi e relazioni). Una caratteristica, questa, che consente di proiettare nel tempo e nello spazio le ricadute sociali delle azioni di informazione, sensibilizzazione, ricerca e formazione progettate.

È necessario considerare, infatti, la prospettiva occupazionale delle giovani donne in formazione che, tendenzialmente, lavoreranno con altre donne nell’ambito delle professioni socio-educative e dei servizi sociali. In un futuro molto prossimo, nei contesti di vita e di lavoro, contribuiranno alla formazione di altri giovani e costituiranno un presidio per la crescita di sensibilità più attente alle parità tra i generi e per il consolidamento di relazioni tra i generi, meno asimmetriche e violente.

Il progetto, nelle sue azioni, potrà, dunque:

  • radicarsi e diffondersi attraverso accordi interdipartimentali o di Ateneo;
  • consorziarsi con strutture di formazione e ricerca dell’Ateneo e di altri Atenei (2);
  • rivolgersi al personale universitario tutto (personale docente e non docente, lavoratrici e lavoratori delle cooperative in subappalto, etc.);
  • costituirsi come presidio territoriale con vocazione inclusiva, attraverso opportune convenzioni con il mondo associativo attivo nel quartiere Esquilino, eventualmente con le istituzioni municipali.Da ultimo, ma non per ultimo, il progetto è stato concepito e articolato, in ogni sua parte, da donne: Anna, Valeria (3), Benedetta (4), Chiara, Francesca, Laura, Maurizia. Molte sono ex studentesse del Dipartimento di Scienze della Formazione (5), tutte professioniste e volontarie del lavoro sociale che animano associazioni e reti locali e nazionali. Tutte capaci di garantire interventi competenti e qualificati perché in possesso di conoscenze, maturate in varietà di esperienze significative in questo specifico ambito d’intervento, di passioni e di strumentazioni per saper essere e saper fare.Vincenzo Carbone


IL CONTESTO DELLA VIOLENZA

Il sistema universitario è chiamato a svolgere un ruolo educativo, scientifico e di orientamento fondamentale per la promozione e la diffusione di una cultura di genere più equa e giusta.

L’Università come agenzia di socializzazione deve impegnarsi a contrastare ogni forma di violenza e combattere una cultura costruita su archetipi di genere che si riproducono attraverso stereotipi, pregiudizi e discriminazioni; meccanismi profondamente radicati e inglobati nella struttura stessa della società e che affliggono e stressano le relazioni tra i generi, riproducendo forme di violenza sistemica ed epistemica (Graeber 2016).

In generale è necessario far fronte a tutte le forme di violenza di prossimità (Bartholini 2013) che nel mondo sociale tendono ad annullare le soggettività e le diversità degli altri e delle altre, perché percepite come modalità destrutturanti, che mettono in discussione i dispositivi di potere che regolano in maniera disfunzionale le relazioni di genere nella società.

Questioni che si collegano al concetto di violenza strutturale (Farmer 2006), un tipo di violenza sistematizzata ed istituzionalizzata, che regola il funzionamento della società, e che si riflette nei modelli di interazione e di convivenza esperiti dalle diverse soggettività che abitano gli spazi accademici e non solo. Quando si parla di violenza istituzionalizzata ci si riferisce, altresì, alle forme molteplici di relazione asimmetrica nei percorsi di studio, formazione, tirocinio e alternanza, che ri-producono sistemi di potere e di ricatto in grado di condizionare le traiettorie di vita delle persone, soprattutto di quelle più fragili a livello socio-economico, socio-giuridico, socio-culturale, delle risorse relazionali attivabili.

Per affrontare in maniera esaustiva le forme della violenza e il suo manifestarsi, è necessario, pertanto, adottare una prospettiva multidisciplinare e intersezionale (Crenshaw 1991), che coinvolga esperti di diversi settori, al fine di contrastare in maniera efficace la violenza di genere, contribuendo invece alla diffusione di una cultura relazionale equa e virtuosa.

Soprattutto, è necessario sostenere, in quanto istituzione accademica, l’attuazione della Convenzione di Istanbul6, che sottolinea in diverse parti la centralità e il ruolo cruciale del sistema universitario nella lotta alla violenza di genere, come ad esempio si evince dagli articoli 11, 12, 13, 14 e 15, relativi ad attività di raccolta dati e ricerca sulle forme della violenza, all’adozione di misure legislative che promuovano cambiamenti nei comportamenti socio-culturali ed azioni preventive attraverso programmi di sensibilizzazione, educazione e formazione di figure professionali dedicate.

L’Università può occuparsi sinergicamente del fenomeno e contribuire all’applicazione dei principi della Convenzione di Istanbul, con la realizzazione di un punto d’ascolto, un’unità operativa che abbia la funzione di mediare un ‘primo contatto’ con tutte le soggettività che sentono l’esigenza di condividere l’esperienza della violenza e di costituire un punto di riferimento per la promozione di azioni di sensibilizzazione, ricerca, educazione, formazione, in una prospettiva che enfatizzi l’importanza di sostenere modelli relazionali positivi e di stigmatizzare le forme di discriminazione e violenza di genere.

Il lavoro dell’unità operativa richiederà l’impiego di diverse competenze (come ad esempio figure professionali profilate sulla violenza di genere) e l’attivazione di reti sociali e professionali impegnate sul piano territoriale (a partire da quello prossimo all’Università) e nazionale (rete dei CAV, associazioni e onlus) sul tema della violenza di genere. Il progetto intende, inoltre, avvalersi della partnership dell’associazione D.i.Re., “Donne in rete contro la violenza”, che opera sull’intero territorio della penisola.

Risulta importante, in tale direzione, il coinvolgimento di realtà attive su medesimi e analoghi temi in ambito accademico, sul piano della ricerca teorica e della sperimentazione operativa.

 

GLI OBIETTIVI

Il progetto #TacchiRossi nasce per perseguire due macro obiettivi:

  1. costituirsi come “primo porto sicuro” dove trovare ascolto confidenziale e protetto, orientamento e sostegno;
  2. essere un luogo aperto e poroso da cui diffondere una cultura relazionale equa, virtuosa e rispettosa delle differenze di genere.

Per quanto concerne il primo, nello specifico, si propone di:

  • offrire un primo colloquio secondo i principi della privacy e dell’ascolto non giudicante a tutte le persone che sentono il bisogno di confronto e comprensione. Un colloquio che si pone come prima opportunità per interrompere comportamenti stereotipati di genere o violenza di genere vissuti o agiti in prima persona;
  • favorire l’emersione di vissuti di violenza e/o discriminazione (sia essa di genere o di orientamento sessuale) intra ed extra universitario;
  • sostenere coloro che si rivolgono al “PuntoAscoltoTacchiRossi” nello sviluppo di una maggiore consapevolezza rispetto al proprio vissuto e alle tematiche di genere;
  • offrire orientamento verso servizi specializzati e qualificati a chi desidera intraprendere un percorso di supporto psicologico e/o di fuoriuscita dalla violenza.Il secondo macro obiettivo si propone, invece, di far emergere il fenomeno e di arricchire la conoscenza che gli studenti e le studentesse hanno dello stesso, e nello specifico, di:
  • sensibilizzare ed informare gli studenti e le studentesse attraverso diffusione di materiale informativo, seminari e la promozione di momenti di approfondimento, anche a partire da una rilevazione della loro domanda;
  • offrire alla popolazione studentesca un sistema di opportunità ed occasioni formative differenziate legate al tema della violenza di genere, sia a livello operativo (tramite, ad esempio, esperienze di tirocinio e/o laboratoriali), sia di ricerca teorica e di campo;
  • costituirsi come osservatorio di ricerca per la lettura del fenomeno, indagando quali e quante forme di violenza e discriminazione attraversano lo spazio universitario (e non solo) e come le stesse sono percepite (a partire da coloro che attraversano il punto d’ascolto);
  • costituirsi come presidio territoriale, che comprenda nel suo raggio di azione soggetti non direttamente afferenti al mondo accademico, istituzioni di prossimità, servizi, enti attivi nelle reti associative e del volontariato.3. IL TARGETIl progetto è rivolto:
  • ü  in primis, alle persone vittime di violenza o di discriminazione che sentono il bisogno di intraprendere un percorso dedicato;
  • ü  a quanti e quante in ambito accademico (studentesse/studenti, personale accademico, personale Tab, lavoratori/lavoratrici precar* e di ditte esternalizzate dell’Ateneo) desiderano essere maggiormente informate sul tema o che intendano aiutare altre persone in difficoltà;
  • ü  alle realtà territoriali (istituzionali e non);
  • ü  alla cittadinanza tutta.


LE AZIONI

Il progetto sarà implementato attraverso due tipologie di Azioni, strutturate partendo dai macro-obiettivi sopra esplicitati.

AZIONE 1: Accoglienza al punto d’ascolto

1a) Lo sportello

Assicurare l’apertura dello sportello una volta alla settimana (in fascia mattutina o pomeridiana) in uno spazio protetto all’interno del Dipartimento di Scienze della Formazione, con una turnazione di figure dedicate e formate sulla violenza di genere.

Lo sportello non proporrà “la presa in carico” della persona che vi si rivolge, ma offrirà supporto ed orientamento volti ad attivare un processo di autodeterminazione e di empowerment e di eventuale invio a servizi dedicati e specializzati.

Nel caso in cui la persona avesse bisogno di intraprendere un percorso duraturo, sarà indirizzata ad operatori e operatrici competenti del territorio e che fanno parte della rete (Cav, Cam, Consultori, Forze dell’Ordine), a seconda della sua richiesta.

1b) Realizzazione di materiale informativo
Realizzazione di brochure e materiale informativo sul tema della violenza di genere, nelle sue diverse forme

e manifestazioni, sui riferimenti utili per uscirne (legali, di accoglienza tout court, psicoterapeutici). Tale materiale informativo verrà debitamente illustrato e approfondito nel corso del colloquio.

AZIONE 2: Osservatorio interdipartimentale sulla violenza di genere

2a) Monitoraggio del fenomeno della violenza di genere, attraverso la ideazione di strumenti utili a rilevare le variabili socio-demografiche delle persone accolte in forma anonima, il tipo di violenza denunciata, la richiesta esplicita formulata allo sportello.

2b) Mappatura delle realtà e dei servizi dedicati al contrasto della violenza di genere e attivazione della rete di supporto.

2c) Seminari tematici

Nel corso dell’anno accademico si prevede l’organizzazione di incontri seminariali (anche in forma laboratoriale), che prevedano il coinvolgimento attivo degli studenti. Obiettivo di questi incontri sarà la prevenzione, perseguita sia per mezzo di una sensibilizzazione sul tema della violenza di genere sia attraverso una stimolazione dell’aula utile a facilitare l’emersione di domande reali e nuove provenienti dal campo (cosa interessa alle persone sul tema della violenza dentro le relazioni).

2e) Attività di ricerca

Nel corso della durata del progetto verranno proposte attività di ricerca (anche partecipata) sul tema della violenza di genere (nei diversi ambiti emersi con maggiore evidenza all’interno delle attività del progetto), nella prospettiva dell’intersezionalità e della pluridisciplinarietà. L’attività di ricerca potrà costituire il primo canovaccio su cui impostare le azioni, ma anche seguire lo svolgimento del progetto, in un’ottica di intervento e di riposizionamento delle attività, ovvero prodursi come ambito indipendente, di esplorazione teorica. Gli oggetti della ricerca saranno identificati con i differenti interlocutori coinvolti nell’azione progettuale.

AZIONE 3: Promozione e disseminazione

Vi è una TERZA AZIONE, da considerarsi trasversale, relativa alla promozione del progetto ed alla pubblicizzazione e disseminazione dei risultati.

3a) Evento di presentazione iniziale del progetto

Sarà organizzata una giornata di promozione degli obiettivi e delle finalità del progetto all’interno del Dipartimento, con la rete degli attori coinvolti. L’evento sarà pubblicizzato attraverso locandine, roll-up, flyers e con l’ausilio dei canali istituzionali di informazione dell’Ateneo. Durante lo svolgimento della presentazione si prevede la partecipazione di associazioni o gruppi di artisti che coinvolgeranno in forma attiva il pubblico con le loro rappresentazioni.

3b) Evento di restituzione finale

Sarà organizzata una giornata di restituzione a conclusione dell’esperienza del primo anno di progetto, durante la quale saranno riportati i punti di forza e le criticità emerse durante lo svolgimento delle azioni e inoltre saranno esplicitati i risultati dell’attività di monitoraggio e ricerca sul tema della violenza di genere.


DURATA

Il progetto pilota avrà la durata di un anno, un tempo congruo per monitorare l’esperienza dello sportello e delle attività dell’Osservatorio.


SOSTENIBILITA’

Il progetto “Tacchi Rossi” intende chiedere il sostegno del Dipartimento e dell’Ateneo di Roma Tre, nell’area della Terza Missione, in quanto azione di promozione della cultura dell’uguaglianza di genere e della prevenzione sociale.

La struttura di indirizzo tecnico-scientifico del progetto sarà costituita da:

  • ü  il laboratorio sulle Transizioni, diretto da Vincenzo Carbone;
  • ü  un comitato di supervisione da costituirsi con la presenza di docenti strutturati, assegnisti,dottorandi, rappresentanti degli studenti del Dipartimento di Scienze della Formazione, che veda il coinvolgimento di docenti strutturati di altri Dipartimenti interessati alle attività di progetto.

Per l’avvio delle attività (primo anno) e per sostenere le spese (produzione di materiali e di brochure, creazione sito web, eventuale rimborso per le volontarie del servizio…) in mancanza di risorse dipartimentali chiederemo un finanziamento simbolico ai membri del Consiglio di Dipartimento: che varierà dal corrispettivo scalare, compreso tra un giorno e un’ora del proprio salario medio.

La costituzione di una rete più ampia di sostenitori dipende:

  • da chi può sostenere finanziariamente e istituzionalmente – Municipi, Comune, Regione, Bandi Europei etc.;
  • dalla intensità delle azioni e dalla capacità di radicamento nel territorio (lavoro di quartiere ..);
  • dalla estensione dell’idea progettuale ad altri Dipartimenti dell’Ateneo.


RISULTATI ATTESI

A seguito del primo anno di attività, i risultati (stimati in termini quali-quantitativi e attraverso indicatori di efficacia) che ci attendiamo dal progetto sono i seguenti:

– Apertura dello sportello. Configurarsi come punto di riferimento interno all’Ateneo per tutte le soggettività che vivono difficoltà e situazioni di violenza e per tutti gli studenti e le studentesse interessati allo studio del fenomeno della violenza di genere;

– Realizzazione di incontri seminariali conferenze, laboratori. Diffusione ampia, capillare di informazioni sulle tematiche dello sportello (oppure inerenti alla violenza di genere);

– Costruzione di un sito web. Diffusione di informazioni sulle tematiche dello sportello e inerenti alla violenza di genere;

– Realizzazione di report di monitoraggio, ricognizione, ricerca. Acquisizione di una significativa conoscenza delle forme di violenza più diffuse nel contesto di riferimento così da implementare le strategie di prevenzione ed individuare le modalità di supporto più adatte alle esigenze del mondo sociale universitario.


Bibliografia

Bartholini, I., (2013). Violenza di prossimità. La vittima, il carnefice, lo spettatore e il “grande occhio”. Milano: FrancoAngeli.

Connell, R., (2001). Questioni di Genere. Bologna: Il Mulino.
Consiglio d’Europa, (2011). Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza

nei confronti delle donne e la violenza domestica. Serie dei trattati del Consiglio d’Europa – n.210. Crenshaw, K. (1991). Mapping the Margins: Intersectionality, Identity Politics, and Violence against Women

of Color. Stanford Law Review, 43(6), 1241-1299.

Davis, A. (1983). Women, Race & Class. New York: Vintage.

D.I.Re (2018). I dati dei Centri Antiviolenza di D.I.Re. Rilevazione dati 2017. Roma: Associazione D.i.Re – Donne in Rete contro la violenza.

El Houssi, L., & Sorbera, L. (2013) (a cura di). Femminismi nel Mediterraneo. Rivista della Società Italiana delle Storiche, XII/1. Roma: Viella.

Farmer, P. (2006). “Sofferenza e violenza strutturale. Diritti sociali ed economici nell’era globale”. In Quaranta, I. (a cura di), Antropologia medica. I testi fondamentali (pp. 265-302). Milano: Raffaello Cortina Editore.

Graeber, D., (2016). Burocrazia. Perché le regole ci perseguitano e ci rendono felici. Milano: il Saggiatore. Haraway, D. (1988). “Situated Knowledges: The Science Question in Feminism and the Privilege of Partial

Perspective”. In Feminist Studies, Vol. 14, No. 3, pp. 575-599.
Istat, Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento per le pari Opportunità, (2019). Report Centri

Antiviolenza 2017. Roma: Istituto Nazionale di Statistica.

Mohanti, C.T. (2012). Femminismo senza frontiere. Teorie, differenze, conflitti. Verona: Ombre Corte.

V. Ribeiro-Corossacz, & A. Gribaldo (a cura di). Sul campo del genere. Ricerche etnografiche sul femminile e sul maschile. Verona: Ombre Corte.

Sclavi, M. (2003). Arte di ascoltare e mondi possibili. Come si esce dalle cornici di cui siamo parte. Milano: Mondadori.

Caruso, E. (2017). “S. De Vido, Donne, Violenza e Diritto Internazionale. La Convenzione di Istanbul del

Consiglio d’Europa del 2011, Mimesis, Milano, 2016, pp. 286”. In AG About Gender – Rivista

internazionale di studi di genere, 6(11).

Note

(1) Azioni formative, configurate come autonomi moduli didattici organicamente inseriti nei percorsi di Sociologia della famiglia che, negli anni, hanno assunto diverse nomenclature e fanno riferimento, oggi, all’insegnamento di Sociologia dei processi di socializzazione e Laboratorio di inclusione sociale (Prof. Mirco di Sandro) presso il Corso di Laurea Serss.

(2) Si pensi, ad esempio, al Master in Studi e Politiche di Genere della Prof.ssa Federica Giardini del Dipartimento di Filosofia Comunicazione Spettacolo ed alla Rete delle Legal Clinic, in particolare la Clinica dei Diritti, dell’Immigrazione e della Cittadinanza della Prof.ssa Enrica Rigo del Dipartimento di Giurisprudenza.

(3) Anna Valeria è psicologa e psicoterapeuta del Centro di Ascolto Uomini Maltrattanti (CAM) di Roma.

(4) Benedetta è psicologa e volontaria (insieme a Chiara e Francesca) del Centro Antiviolenza (CAV) Donna Lisa di Roma.

(5) Francesca e Laura si sono laureate con me, sono assistenti sociali specialiste, la seconda è attualmente iscritta alla scuola dottorale in ricerca e servizio sociale, mentre Chiara e Maurizia, oltre ad aver conseguito il dottorato continuano, come cultrici della materia, a collaborare alle attività di ricerca e docenza (Chiara ha insegnato Sociologia della Cultura di Genere nel corso della Prof.ssa Carmelina Canta).

(6) Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica, 2011.